


Secondo l’European Life-Work Balance Index 2023 pubblicato dall’azienda Remote, l’Italia non si colloca tra le prime posizioni nell’ambito del benessere e dell’equilibrio tra vita lavorativa e personale in Europa. Questo indice considera vari parametri come il salario minimo, le ferie, gli orari di lavoro, il livello e le politiche di welfare, l’assistenza sanitaria, il congedo di maternità e il congedo annuale obbligatorio, oltre ai livelli di felicità complessiva. Quest’anno sono state introdotte anche nuove variabili che misurano il benessere sociale e aziendale, inclusi l’inclusività LGBTQ+ e l’orario di lavoro medio.
Nonostante gli sforzi e le campagne di sensibilizzazione per migliorare le condizioni di lavoro, le aziende italiane sembrano non raggiungere gli standard di paesi come Lussemburgo, Norvegia, Spagna, Francia e Danimarca, che si posizionano ai vertici della classifica. L’OCSE ha evidenziato come in Italia si tenda a lavorare in eccesso rispetto agli orari contrattuali, con ore extra spesso non adeguatamente retribuite e senza un corrispondente aumento della produttività.
Inoltre, la discriminazione sul luogo di lavoro rimane un problema significativo. Un report realizzato da Istat e Unar ha mostrato che, nel periodo 2020-2021, il 26% dei lavoratori ha sentito che il proprio orientamento sessuale ha rappresentato uno svantaggio nella propria carriera, mentre il 34,5% ha dichiarato di aver subito discriminazioni sul posto di lavoro.
Parallelamente, la rivista Forbes ha pubblicato una classifica sulle migliori città in cui vivere basata sull’equilibrio tra lavoro e vita privata. Considerando vari fattori, tra cui la felicità e l’uguaglianza di genere, Roma e Milano si sono piazzate rispettivamente al 41° e 44° posto su 128 città. Questi dati suggeriscono che, nonostante l’Italia venga spesso percepita come un paese dove la vita scorre con lentezza, garantire un equilibrio tra lavoro e tempo libero non è scontato per i suoi cittadini.